Umbria Experience
Scorched or Blackened
Il progettare come espressione di sinergia e territorialità
La sperimentazione e l’innovazione al servizio dell’impresa
Design, Arte e Cultura per il progetto di branding territoriale di Regione Umbria
Investire su innovazione e design per promuovere un’economia del futuro con radici nella qualità e nella esperienza
Regione Umbria quest’anno ha partecipato alla Milano Design Week all’interno dell’evento Open Borders curato da Interni, presso l’Università degli Studi di Milano, con un’installazione SCORCHED OR BLACKENED che si inserisce all’interno di un’azione di branding territoriale per promuovere non solo le qualità del territorio ma anche la creatività, il saper fare artigiano, tra tradizione e innovazione, propri della regione, dove l’arte in molteplici declinazioni è fonte di ispirazione per la vita e le produzioni economiche contemporanee.
L’installazione è stata commissionata a una équipe di docenti di ABA, Scuola di Design dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, (Arthur Duff, Marco Fagioli, Pietro Carlo Pellegrini, Paul Robb) coordinati dal direttore Paolo Belardi insieme a Matteo Scoccia: un team di progettisti e designer altamente qualificato che reso il design uno strumento di sperimentazione per raccontare il brand Umbria e valorizzare la rete economico industriale del territorio.
Il progetto è stato presentato durante una conferenza stampa all'Università degli Studi di Milano. Relatori: Ing. Paolo Belardi direttore dell’Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" di Perugia, Arch. Michelangelo Giombini di Interni, Prof. Michel Trimarchi, università di Bologna e Catanzaro, esperto di economia della cultura.
L’équipe, diretta da Paolo Belardi, ha interpretato lo slogan “Open Borders” in modo estensivo, modificandolo in “No Borders”: perché i confini non vanno aperti, bensì annullati.
L’istallazione si propone di annullare i confini storici e geografici, evocando gli aspetti peculiari dell’Umbria: dalla foresta fossile di Dunarobba alla Porziuncola di Assisi, dallo studiolo di Guidubaldo da Montefeltro a Gubbio all’occhio alato di Tomaso Buzzi a Montegabbione, dalla Calamita Cosmica di Gino De Dominicis al Grande Nero di Alberto Burri; fino alle accelerazioni prospettiche che, nella Galleria Nazionale dell’Umbria, misurano lo spazio metafisico dell’Annunciazione di Piero della Francesca e che, nell’Università Statale di Milano, misurano la profondità della Ca’ Granda del Filarete.
In pratica la Regione Umbria attraverso questa esperienza vuole riaffermare la cultura di un progetto strutturato per valorizzare le risorse del territorio da mettere al servizio dell’impresa favorendone così l’attività di comunicazione e marketing spesso carente nella piccola e media impresa. Il design diviene quindi non solo una manifestazione del progettare e del saper fare propri della regione, ma anche strumento di sperimentazione al servizio delle aziende.
L’intento sinergico alla base del progetto si rivela elemento vincente in grado di accendere un riflettore non solo sul saper fare tipico regionale ma anche sulla filiera economica e produttiva.
Protagonista del Progetto è Monk, il font prodotto dalla Accademia di Belle Arti di Perugia, su commissione della Regione Umbria, per Expo2015.
Un carattere tipografico che nella edizione del Fuorisalone 2016 si è trasformato in una serie di oggetti, che traggono ispirazione dalle materie basilari dell’artigianato di qualità della nostra terra.
Prototipi che inseriscono nelle produzioni tradizionali e della chimica verde il design come componente attiva del processo industriale. L’esterno del padiglione è rivestito con una corteccia di legno combusto e decorato con una trama di caratteri alfabetici del font “Monk”.
Verso il corridoio porticato, il padiglione ospita le sperimentazioni artistiche condotte da quattro artisti/ designer docenti dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, con l’uso innovativo di altrettanti materiali tradizionali propri dell’artigianato regionale.
Perché i veri “materiali” dell’installazione sono i prototipi ovvero: il progetto “MY VEINS” firmato da Arthur Duff utilizzando la ceramica, il progetto “8EMEZZO” firmato da Marco Fagioli utilizzando il legno, il progetto “BIO” firmato da Pietro Carlo Pellegrini utilizzando la carta e il progetto “MIST” firmato da Paul Robb utilizzando il vetro.
Quando le istituzioni fanno squadra, coinvolgendo anche una rete di aziende locali, possono cavalcare palcoscenici internazionali come quello del Fuorisalone innescando sinergie che si rivelano proficue per tutto il territorio di riferimento, in particolare per le produzioni economiche.
My Veins usa tre elementi disparati (pietra, neon e la tecnica del Lustro), coartandole a produrre un frammento di paesaggio primordiale di materia aliena, dove l’unico segnale umano resta il connettivo luminoso del linguaggio.
bio.io
bio. tu
bio. è
bio. noi
bio. voi
bio.loro
bio.logico
welcome aboard
Otto contenitori in legno di rovere che riflettono sulle mezze forme. Tutto ciò che tagliamo a metà in cucina crea delle forme asimmetriche come mezzi limoni, mezze cipolle, mezzi cavoli. Dallo studio del taglio di questi ingredienti base della cucina è nata l’ispirazione per una serie di ciotole impilabili, la cui forma richiama la metà assente del contenuto.
La nebbia / mist, è opacità, ma non assenza di luce: può infittirsi e nascondere per poi diradarsi e rivelare totalmente.
Regione Umbria crede nella cultura del progetto che diviene manifestazione non occasionale delle risorse del territorio, dove la sperimentazione e l’innovazione sono al servizio dell’impresa in quanto colmano quel gap rintracciabile nelle attività di comunicazione e marketing che spesso si riscontra nella piccola e media impresa.
Foto Maria Rosa Sirotti
Foto Maria Rosa Sirotti
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